Il sole stella madre del sistema solare è così vicino, luminoso e familiare, ma al tempo stesso così paradossalmente oscuro. Quello che viene detto sul suo conto, infatti, è spesso che una lunga esposizione faccia male alla pelle e sia causa di tumori. Verissimo, ma quello che si omette su questo astro è tutta la sua serie di qualità in grado di interagire perfettamente con noi essere viventi. A sostenere la completa benevolenza della luce solare è, tra i tanti, Daniel Lumera docente universitario di origine sarda che per elaborare i suoi studi è stato costretto a emigrare in Spagna. A Girona ha, quindi, articolato alcuni studi e dato vita a ricerche che l’hanno portato a scrivere “Il Codice della Luce”(Anima Edizioni, 2011) molto più che un semplice libro, ma un vero e proprio vademecum su come la luce solare possa essere un ottimo alleato per preservare (migliorandola) la nostra salute fisica e mentale. Spesso, infatti, ci scordiamo come sia scientificamente provato come stare al sole sia ottimo per migliorare la resistenza fisica, la capacità di attenzione, la qualità delle emozioni, incrementare la tolleranza allo stress, efficace per curare la psoriasi e ridurre notevolmente i comportamenti aggressivi. “La luce per il prof. Lumera è un vero e proprio nutrimento per il nostro corpo e per il nostro essere, tanto che una cattiva illuminazione causa gli effetti di una cattiva alimentazione: pallore, apatia, tendenza alla depressione e riduzione dell’energia vitale”. A conferma di ciò basterebbe, semplicemente, prendere una delle tante statistiche che ogni anno vengono redatte dove si menziona che i maggiori indici di suicidio siano proprio nelle nazioni del nord del mondo, nelle quali la luce naturale ha una minore presenza nell’arco delle 24 ore. Nonostante il sole ci accompagni per grande parte della nostra quotidianità, spesso ci scordiamo completamente della sua presenza. La luce solare viene sottovalutata e, sempre più scelleratamente, sostituita con la luce artificiale. Nell’architettura, ad esempio, trascuriamo il fatto di poter costruire edifici che possano godere totalmente dell’esposizione solare e inondiamo i nostri edifici di neon. La luce del sole, sempre attraverso alcune considerazione dell’autore del libro citato, “è una medicina, responsabile della produzione della vitamina D”. Questa vitamina ha delle funzioni veramente impressionanti: previene i raffreddori, serve per fissare il calcio nelle ossa, aiuta gli asmatici e afflitti da malattie respiratorie più gravi, salvaguarda il cuore, riduce il rischio di Parkinson e aiuta a non ingrassare. All’interno del “Codice della Luce” c’è anche tutta una parte molto più teorica che unisce luce solare e coscienza. Singolari e interessanti sono i casi citati in questa pubblicazione di persone che affermino, addirittura, di “vivere di luce solare”. E non si tratta, affatto, di santoni degenerati di chissà quale paese sottosviluppato. Il Dott. Werner, ad esempio, direttore di un istituto di ricerca sul cancro afferma che “vivo senza mangiare cibi solidi e si ricarica attraverso la luce presente ovunque dal 2001”. Oppure Hira Ratan Manek ingegnere meccanico che dal 1992 ha deciso di adottare una“dieta solare” che monitorata da un’equipe mediche ha sancito come i suoi neuroni siano attivi e non stiano affatto morendo. Casi emblematici che, sicuramente, potrebbero portare a trarre conclusioni particolari. Lo stesso Daniel Lumera afferma, però, di “non strumentalizzarli e tentare di emulare”, anzi la condanna a certe tipologie di “mitomania in grado di sfruttare negativamente questo approccio alla vita” è assolutamente evidente. D’altronde tra il bianco (il sole ci ciba) e il nero (il sole fa venire il cancro alla pelle), ci sono un’infinità di tonalità di grigio che solo per merito della positiva presenza della luce solare si possono piacevolmente cogliere.
Il codice di luce
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